L’argomento di questa settimana è il giardino zen, in quanto sarà un discorso propedeutico ad uno dei miei prossimi post.
Io adoro i giardini in generale, ma quelli zen costituiscono una sorpresa passo dopo passo: sono davvero meravigliosi e hanno la capacità di infondere armonia e serenità!
A questo punto però occorre fare una premessa e chiarire il concetto che sta alla base di questa tipologia di giardino. Mentre in occidente il giardino viene considerato un abbellimento della casa, una sorta di prolungamento del salotto dove accogliere altre persone e trascorrere momenti piacevoli, in oriente è invece uno spazio dove meditare e riposarsi, uno spazio nel quale cercare il proprio equilibrio interiore e rigenerarsi.
Probabilmente ora starete pensando che non tutti hanno la fortuna di possedere un giardino, o comunque uno spazio all’aperto, dove poter ricreare questa sorta di “paradiso terrestre”. Ma non dovete temere! A rendere ancora più speciale questo giardino è il fatto che ne esistono versioni in miniatura e quindi adottabili in ogni spazio domestico, poichè non richiedono necessariamente spazi all’aperto o grandi aree da dedicargli, perchè in realtà per crearlo basta un piatto sul tavolino del salotto, un vaso sul davanzale, o qualsiasi altro piccolo contenitore a vostra scelta: un giardino zen da tavolo, o meglio il Bonseki, appunto!
Tornando a parlare della versione originale, dovete comunque sapere che creare un giardino di questo tipo è considerato un’arte e richiede profonde conoscenze acquisibili solo dopo lunghi anni di studio. Prendersi cura di un vero giardino zen nella cultura giapponese equivale a coltivare la propria anima e la propria personalità in un percorso di crescita continua. Qui l’intervento dell’uomo è impercepibile, relegato ad una presenza silenziosa e rispettosa, poichè è la natura che regna sovrana e spontanea.
Intanto noi ci accontentiamo di acquisire un’infarinatura di base, al fine di ottenere così il risultato più veritiero possibile, nel caso in cui si decida di rendere un angolino della casa una zona dalla quale trarre quiete e serenità. I giardini zen hanno appunto la capacità di sprigionare il Ch’i, cioè l’energia vitale che contrasterà con l’energia negativa.
Armonia ed equilibrio sono le parole chiave da ricordare nel momento in cui si allestisce un giardino zen, così come filosofia e geometria sono le due arti su cui si basa la sua realizzazione.
Esso si compone esclusivamente di elementi naturali e ciascuno di essi porta in se un significato specifico. Principalmente gli elementi che costituiscono un giardino zen sono tre:
– l’acqua (simbolo della vita, poichè senza di essa non si potrebbe vivere): dovrebbe scorrere da est verso ovest, proprio come il sorgere ed il tramontare del sole, oppure essere ferma.
– le rocce (costituiscono il punto del giardino in cui dovrebbe regnare la pace, simboleggiano la forza se collocate sulla terra; se posizionate nell’acqua rappresentano i tanti ostacoli della vita): sono da scegliere quelle dalle forme rotondeggianti e dalle dimensioni importanti.
– la vegetazione: quella sempreverde come muschi, licheni o la felce, ma anche bonsai o arbusti. Per quanto riguarda i fiori, essi sono pochi, ma è comunque possibile trovare camelie, rododendri o azalee. Uno dei pochi alberi qui presenti può essere l’acero giapponese, il quale simboleggia l’impermanenza di ciò che ci circonda perchè con l’arrivo dell’autunno perde le proprie foglie. Questa va sistemata a est, sud-est e sud per portare in casa crescita e sviluppo.
Ad ogni modo la vegetazione andrà scelta tra quella locale, facendo attenzione al significato simbolico di ciascuna specie.
– sabbia: nel caso del giardino Karesansui, di cui ho deciso di parlarvi più nello specifico poco più avanti.
In base alle preferenze e ai gusti di ciascuno è poi possibile aggiungere anche altri elementi decorativi, purchè siano comunque pochi e rimandino alla semplicità, come un ponticello (simbolo del passaggio attraverso il mare per raggiungere un punto di vista alternativo che non sarebbe visibile altrimenti), una statua di Budda, alcune lanterne giapponesi, lavabi di pietra, candele o tavoli e sgabelli rigorosamente di legno o pietra. Fontanelle e stagni sistemati negli angoli a nord o a sud-est invece simboleggiano la fortuna in campo economico a patto di non esagerare con le proporzioni, in quanto in caso contrario rappresenterebbero un universo di lacrime; in alternativa, al posto dell’acqua è possibile usare della ghiaia avendo cura di tracciare delle linee ondulate con un rastrello.
Bisogna sapere che esistono comunque diverse tipologie di questo giardino e il più conosciuto è il Karesansui, o “giardino secco”. E’ la tipologia di giardino zen più spendibile anche per la versione domestica, ritornando al discorso iniziale. Il Karesansui è così definito in quanto viene allestito prevalentemente con pietre e sabbia bianca (simbolo dell’oceano) ottenuta da granito bianco, il quale ha la proprietà di rendere il tutto più luminoso. Con un semplice rastrello (simbolo di creatività) poi si tracciano delle linee continue senza mai fermare lo strumento, avendo l’accortezza di disegnare anche numerose linee ondulate intorno ai massi. Dovrete creare percorsi visivi uniformi e senza interruzioni che percorrono per la sua lunghezza il giardino e ruotano armoniosamente intorno alle rocce.
Dopo aver distribuito per bene la sabbia quindi si devono collocare i massi (simbolo delle montagne e degli animali marini sacri), i quali vanno interrati alla base, in modo da posizionare il baricentro verso il basso: in questo modo viene a prodursi un senso di sicurezza nell’osservatore. Sebbene essi sembrino disposti in maniera casuale (a volte sono lontani e solitari tra loro, altre volte invece vicini e affastellati) la loro collocazione è studiata a metafora della solitudine e dell’incapacità dell’uomo di relazionarsi in maniera armonica con l’ambiente naturale.
Le isole, cioè i massi, rappresentano l’immortalità, la longevità e la salute.
Nel caso del giardino secco non v’è presenza di elementi naturali se non in forma simbolica (al massimo un po’ di vegetazione tappezzante qua e la): la sabbia rappresenta l’acqua mentre i sassi e le rocce rappresentano le terre emerse.
Questa tipologia di giardino comparve per la prima volta nel VI secolo in Giappone introdotto da monaci buddisti, infatti è anche la versione che si trova nei loro templi e la sua funzione è principalmente meditativa, ovvero va semplicemente osservato in modo da assorbire la calma e migliorare così la ricerca di spiritualità. Tale calma però è ottenibile anche nel momento della realizzazione di questo giardino.
L’esempio più bello e meglio riuscito di questa tipologia di giardino è sicuramente quella del tempio buddista di Ryoan-ji a Kyoto (Giappone).
Esistono poi anche il giardino della cerimonia del tè e il giardino di meditazione moderno.
Bene, a questo punto io mi fermo qua! Credo di essermi dilungata abbastanza e non voglio rischiare di diventare noiosa. Spero che con questo post siamo riusciti tutti (io sicuramente!) a scoprire qualcosa di nuovo su questo argomento e ad avere un’idea generale su come poter cominciare ad allestire eventualmente un piccolo Bonseki in casa, o meglio ancora, fuori casa (per chi se lo può permettere!).
Magari iniziamo col fare un po’ anche nostro il concetto che in natura niente è perfetto così da accettare il fatto che forse noi, quaggiù in occidente, non potremmo mai arrivare alla totalità delle conoscenze dei monaci buddisti per quanto riguarda la realizzazione di un perfetto giardino zen.
Accontentiamoci quindi di mettere in pratica quel poco che sappiamo e speriamo solo di fare bene quel tanto che basta per non portarci la sfortuna in casa!
P.S. Scherzo! Mica sarete superstiziosi!!!??
P.P.S. Vi saluto lasciandovi con una selezione di foto che ho scattato nel Jardin Japonais del principato di Monaco realizzato nel 1994 in onore della principessa Grace Kelly. Buona visione!
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